Per questo itinerario beneficiamo della testimonianza in prima persona di Isabella Bueno, figlia di questo grande pittore, che ci ha svelato alcune curiosità sulla sua vita.

Antonio Bueno è nato nel 1918 a Berlino da padre spagnolo e da madre ebrea, terzo di tre figli, ha avuto un’infanzia caratterizzata da un ambiente domestico multilingue e cosmopolita, vivendo tra Germania, Spagna e Svizzera.

A Ginevra ha iniziato la sua formazione artistica, sulle orme del fratello maggiore Xavier Bueno, anch’egli destinato ad una carriera di successo, uniti oltre che dalla pittura, dalla passione per la politica e la musica.

Dopo un periodo di stabilità, negli anni ’30 la separazione dei genitori ha costretto nuovamente Antonio, i suoi due fratelli e sua madre, a trasferirsi e a lasciare il padre alla sua nuova vita; quest’ultimo infatti, si era innamorato di un’altra donna, svizzera, con la quale aveva avuto un’altra figlia e formato una seconda famiglia.

Ancora spostamenti per l’Europa, Inghilterra, Francia, fino a quando finalmente, nel

1940 arriva a Firenze, dopo una vita piena di spostamenti ed esperienze, ecco dove si ferma.

Isabella Bueno, sua figlia, ci racconta come dapprima Firenze fosse considerata una tappa del consueto viaggiare della famiglia, ma diversi sono stati i fattori che hanno contribuito a farla diventare, la sua città.

Primo fra tutti la guerra, poi l’amore per Firenze e per la donna della sua vita, Evelina, madre dei suoi tre figli.

 Il pittore a Firenze ha finalmente messo radici e trovato la stabilità emotiva a sostegno della sua arte.

Bueno amava Firenze, l’ha girata da turista, l’ha vissuta da fiorentino e l’ha osservata dall’alto della sua casa di Fiesole, silenzioso luogo in armonia con le colline, dove il suo talento ha regalato le opere che lo hanno reso noto in tutto il mondo.

…Isabella Bueno racconta…

“… non sapeva stare senza dipingere per più di due giorni, si annoiava se non dipingeva e anche quando andavamo in vacanza, si portava tele e pennelli…”

“…sì, era prima artista poi uomo, la pittura era la sua vita, ma aveva anche altre passioni, amava suonare il pianoforte (anche se il padre gli aveva imposto 9 anni di violino al conservatorio), ascoltava musica classica e detestava le canzonette di moda; 

amava leggere libri classici, romanzi storici, gialli… a casa faceva un po’ di giardinaggio, lo rilassava, si perdeva a coltivare fiori e quando da San Domenico veniva il suo mercante, per sollecitargli lavori, correva in studio abbozzando il fondo di un quadro, per far vedere che era al lavoro!”

Fin da giovane essendo per natura controcorrente, ha spaziato e sperimentato diversi stili, dall’astrattismo, al metafisico, al pop ecc…per poi giungere al periodo “delle pipe di gesso”, che ha decretato il suo primo grande successo con una importante mostra a New York e il sold-uot delle sue opere.

Dopo questo evento Bueno, deciso di evolvere e trasformare le sue amate pipe in figure, da lì,

profili ingigantiti che ripercorrevano la flessuosità e il colore candido delle pipe di gesso.

Le opere della collezione Lungarno, risalgono proprio a questa nuova produzione, alla prima metà degli anni ’60, che mostra le sue figure caratterizzate dai tratti somatici piccoli e concentrati nella parte centrale del volto luminoso, pieno e ovale.

Le nove opere qui esposte, sono rappresentative del periodo di transizione che lo ha portato ad affermarsi come “Antonio Bueno” e come certi dicono “’l’ispiratore di Fernando Botero”.

Artista eclettico, sempre pronto alla ricerca, è stato protagonista nella sperimentazione dell’avanguardia, successivamente la sua personalità lo ha portato ad essere nuovamente controcorrente e in un periodo in cui tutto era “all’avanguardia”, lui è tornato con le sue opere, al neoromanticismo.

“…il suo modo di essere controcorrente emergeva anche nelle opere, uomo apparentemente serio e inflessibile, realizzava autoritratti ironici, immedesimandosi in personaggi a lui opposti, come Napoleone, piuttosto che un torero o un marinaretto…”

Una confidenza sulla sua tecnica, usava le dita per creare quelle plumbee sfumature e

“…con le labbra, faceva la punta ai pennelli sottili…”

Arriviamo alla fine di questo prezioso percorso, la collezione dell’hotel dedicata a questo artista, è come una finestra della sua casa fiesolana, dove sono tutt’oggi custoditi gli strumenti del suo lavoro e le opere delle sue diverse sperimentazioni.

Antonio Bueno è morto nel 1984 dopo una lunga malattia, che non lo ha comunque mai tenuto lontano dalla sua arte.